L’allenatore che dubita dei suoi dubbi ha vinto il titolo d’inverno. Da Napoli al Napoli. Nel giorno del compleanno – Maurizio Sarri nasceva 57 anni fa – riporta la squadra in testa e chiude il girone d’andata con molti dati a suo favore. Ma non avendo mai visto vincere una maratona a ventuno chilometri, bisogna ancora correre, come ha ribadito nel post gara, riportando tutto al campo, quello della prossima partita: le cose vanno bene ma c’è ancora da pedalare. Benvenuti nel mondo in salita disegnato da Sarri, l’allenatore patriarca, che riesce a venire dal passato e a essere postmoderno. A volte gioca al ribasso sapendo di aver stravinto, buttando i dubbi avanti, e sembra Nereo Rocco, che quando gli auguravano: «Vinca il migliore», rispondeva sarcasticamente: «Sperèmo de no». A volte sembra Manlio Scopigno, per l’ironia che ci mette e il disincanto: «Dove pensava di arrivare a metà stagione?» e giù il dubbio: «Pensavo solo di arrivarci». Invece, c’è arrivato nel migliore dei modi. Madre Teresa di Calcutta diceva: «C’è sempre un posto dove puoi sentirti straordinario, devi solo lasciare che quel posto ti trovi». Il posto di Sarri era il suo luogo di nascita. Anche se la profezia ci ha messo diversi anni e decisioni, campi e sconfitte, passando per Frosinone, e un po’ più su il miracolo che allineava il tutto è avvenuto a Milano col Sassuolo che batteva l’Inter (…) Continua a leggere l’articolo in pdf
Fonte: Il Mattino del 11 gennaio 2016
Autore: Marco Ciriello