La centralina più annerita dallo smog a Milano ha raggiunto l’altro ieri il numero record di 97 sforamenti (a fronte dei 35 consentiti) proprio mentre nella zona orientale di Napoli il divieto veniva violato per la 71esima volta e a Roma Cinecittà per la 61esima volta. Eccola la fotografia dell’Italia nei primi giorni di quest’anomalo inverno primaverile, unita sì ma dalla cappa di inquinamento che non dà tregua. E mentre i sindaci fanno la danza della pioggia, i livelli di veleni nell’aria raggiungono punte allarmanti, com’è accaduto a Napoli dal 24 al 27 dicembre. Il record si è registrato la Vigilia, quando tutte le centraline posizionate dall’Arpac in città hanno segnalato paurosi sforamenti: a fronte di un livello di polveri sottili che dovrebbe essere al massimo di 50 microgrammi per metro cubo, nella zona della stazione centrale si è toccato quota 126 mentre in via Argine, a Napoli Est, quota 178 e al Museo nazionale 92. Il giorno di Natale la situazione non è cambiata, anzi: a Napoli via Argine la centralina segnava il numero 200 (quattro volte il livello consentito), alla Ferrovia 101, al Museo nazionale 69. Una breve tregua si è registrata a Santo Stefano ma 24 ore dopo il quadro è nuovamente peggiorato, con la centralina di via Argine schizzata fino a 169. Il guaio è che se si esce da Napoli i livelli di inquinamento restano altrettanto gravi, se non peggiori. Basti pensare che a San Vitaliano, comune di poco più di 6mila abitanti nell’hinterland partenopeo, gli sforamenti nel 2015 sono stati addirittura 125, a Pomigliano d’Arco 89, a Casoria 79, ad Acerra 82. Come se non bastasse l’allarme smog si estende anche a Caserta e nelle aree interne, tra l’Irpinia e il Sannio, mentre si respira di più, e meglio, a Salerno (…) Continua a leggere l’articolo in pdf
Fonte: “Il Mattino” del 29 dicembre 2015
Autore: Gerardo Ausiello