Giovani, single, disoccupati: giocano d’azzardo per sperare in un riscatto. Ecco il ritratto dei ludopatici napoletani che emerge dal convegno, promosso ieri mattina, dalla diocesi di Napoli, d’intesa con l’associazione “Scienza e vita”. Se in Italia la spesa per il gioco è di 1260 euro pro capite, a Napoli è di 207 euro solo per lotto ed enalotto; e giocano soprattutto gli adolescenti e le donne, per lo più casalinghe, over 45. Per loro il cardinale Crescenzio Sepe annuncia la nascita di un centro di aiuto e di sostegno. «Uno sportello, presso la Caritas. Non vogliamo sostituirci a nessuno – dice Sepe – mettiamo in campo le nostre risorse, già presenti , perché lavorino in rete». Scuole, oratori, associazioni, istituzioni «in una battaglia – come chiede il presidente di “Scienza e vita”, Antonio Palma – che deve portare ad azioni concrete». Proprio perché in Campania i numeri sono allarmanti: 16.989 locali dove si vendono giochi d’azzardo e 1.140 strutture dedicate, contro i 23.656 locali presenti in Lombardia e le 1.011 strutture presenti. Su tutto le mani della camorra, denuncia il giornalista Toni Mira, citando le inchieste che hanno rilevato come «il gioco sia divenuto il più grosso affare dei clan». Intanto le associazioni si battono perché diventi operativo l’osservatorio regionale sulla ludopatia. «In cantiere – aggiunge il presidente del Consiglio regionale Campania, Pietro Foglia – c’è anche l’istituzione del marchio “Slot free” per gli esercenti virtuosi». Ma le aggregazioni chiedono che si modifichi l’articolo 415 del codice civile perché i ludopatici siano interdetti.
Fonte: “Il Mattino” del 30 novembre 2014 – autore Rosanna Borzillo